Nel silenzio di un’aula scolastica, l’ex comandante della Polizia Municipale inizia a parlare. Non è una lezione come le altre. Non ci sono solo segnali stradali, regole e normative da imparare. C’è un messaggio che va oltre: un invito a riflettere sul valore della vita, sulla fragilità di un istante e sull’importanza di ogni scelta fatta sulla strada. Il seminario si chiama «Ama la vita, guida con la testa», ma il vero cuore di questo incontro è un dialogo aperto, emozionale, che tocca corde profonde dei ragazzi.
Non bastano dati e statistiche per insegnare l’educazione stradale. I giovani hanno bisogno di sentire. Sentire che dietro ogni regola c’è un motivo, una storia, una vita salvata o, purtroppo, persa. È qui che entra in gioco la figura dell’ex comandante, un formatore che ha vissuto la strada non solo come luogo fisico, ma come teatro di gioie, dolori e tragedie.
«Ogni segnale stradale, ogni norma che vi insegniamo, non è una regola imposta. È un atto d’amore. Amore per la vostra vita e per quella degli altri,» racconta con voce ferma, ma piena di empatia.
L’obiettivo non è solo educare, ma far riflettere. Aprire quella che viene definita la “porta emozionale” significa entrare in sintonia con i giovani, facendo appello ai loro sogni, alle loro paure, al loro desiderio di vivere pienamente.
Durante il seminario, non mancano le storie. C’è quella del ragazzo che ha perso un amico per un sorpasso azzardato. O quella dell’adulto che, con un gesto imprudente, ha segnato la sua vita e quella di un’intera famiglia. Storie vere, raccontate con rispetto e senza retorica, ma capaci di accendere una luce di consapevolezza nei volti dei ragazzi.
«Quando salite su uno scooter o vi mettete alla guida di un’auto, pensate a chi vi aspetta a casa. Ogni scelta, ogni azione che compiete può fare la differenza tra tornare con un sorriso o lasciare un vuoto che nessuno potrà mai colmare.»
Il seminario non si limita a elencare regole. Parla di valori. Il rispetto per gli altri utenti della strada, la responsabilità personale e la gratitudine per la vita stessa. Ogni norma viene spiegata non come un’imposizione, ma come un atto di rispetto reciproco.
L’ex comandante, con la sua esperienza, sa come comunicare con i giovani. Non si pone come un’autorità distante, ma come un mentore che vuole proteggerli e ispirarli. «Ho visto troppi incidenti che potevano essere evitati. Voglio che voi abbiate una possibilità diversa, che scegliate di guidare con la testa, ma soprattutto con il cuore.»
Alla fine dell’incontro, invita i ragazzi a un minuto di silenzio. Non per commemorare, ma per riflettere. «Pensate alla persona che amate di più al mondo. E promettete a voi stessi di non fare nulla che possa metterla in pericolo, perché la vostra vita è intrecciata alla sua.»
Le parole lasciano il segno. Non è una lezione che si dimentica facilmente, perché è andata oltre il manuale e le regole: ha parlato direttamente all’anima.
E la lettura di una preghiera particolare può fare comprendere, meglio, le motivazioni che portano a degli “Ambasciatori di Sicurezza stradale” ad essere così forti e determinati nel donarsi al prossimo!
«Ama la vita, guida con la testa» non è solo un seminario di educazione stradale. È un invito a vivere con consapevolezza, a fare delle scelte responsabili non per paura, ma per amore. La figura del formatore, con il suo bagaglio di esperienza e umanità, rappresenta un ponte tra la teoria e la vita reale, capace di raggiungere i giovani con autenticità.
L’educazione stradale, così concepita, forse, non sarà più un insieme di regole astratte, ma un insegnamento che protegge e celebra la vita stessa. E se anche un solo ragazzo, uscendo dall’aula, deciderà di guidare con maggiore attenzione, allora il messaggio avrà trovato la sua strada.
Castrense GANCI
già Comandante di Polizia Municipale